Sono state premiate le 306 strutture ospedaliere italiane che si sono “meritate” i Bollini Rosa conferiti da ONDA, e con l’occasione abbiamo intervistato il presidente – la dott.ssa Francesca Merzagora – con la quale abbiamo parlato di salute e del promettente futuro della medicina di genere.
Parliamo di Bollini Rosa. Quest’anno si taglia un traguardo importante.
Quest’anno festeggiamo i 10 anni di attenzione degli ospedali italiani alla salute di genere. Il progetto è partito con un nucleo di 44 strutture originarie per giungere ai 306 ospedali che contiamo oggi e che
sono stati premiati il 5 dicembre scorso dal Ministero della Salute. La nostra iniziativa, lo dico con molto orgoglio, ha acquisito in questi anni un importante valore all’interno del sistema-salute del nostro Paese e questo anzitutto perché sostenuta da tutte le principali società scientifiche che si occupano di salute.
Ma non è solo questo a renderla speciale.
Gli ospedali coinvolti nella rete dei Bollini Rosa promuovono infatti ogni anno svariate attività ad hoc che consentono di facilitare l’accesso alle cure per tantissime persone e, nelle diverse giornate dedicate a patologie specifiche, aprono le loro porte offrendo servizi gratuiti.
Quali caratteristiche deve avere un ospedale per essere ‘dotato’ di Bollino Rosa?
Deve prevedere al suo interno dei percorsi più attenti alla medicina di genere anche per patologie non prettamente femminili, come il diabete o la cardiologia. Questi ospedali vengono premiati sostanzialmente quando, al loro interno, comprendono specialità cliniche di interesse per la popolazione femminile (diabetologia, dietologia, cardiologia, oncologia, ginecologia etc), prevedendone un percorso diagnostico-terapeutico appropriato e offrendo servizi di accoglienza della paziente (contenimento dell’attesa, terapia del dolore, accompagnamento, telemedicina etc.).
Si arriva ad individuare gli ospedali ‘virtuosi’ da questo punto di vista grazie alla somministrazione di un questionario che prevede numerose domande alle quali poi vengono attribuiti dei punteggi calcolati a loro volta attraverso un algoritmo che assegna il numero dei bollini. Ultimo passaggio è la valutazione della commissione che aggiunge una valutazione supplementare dedicata ad alcuni aspetti qualitativi non registrati dal test.
Mi permetta una domanda più generica: perché è oggi importante parlare di ‘medicina di genere’?
Perché la medicina di genere prescinde dagli aspetti puramente biologici e comprende tutta una serie di variabili trasversali che concorrono alla composizione del quadro generale. Possiamo parlare di un qualcosa di affascinante soprattutto per questo, perché non stiamo parlando di un ramo specifico della medicina, ma di un sistema di lettura della nostra salute che spazia trasversalmente all’interno di tutte le branche specialistiche.
Si tratta poi di un approccio che si declina anche nel promettente concetto di ‘farmacologia di genere’. Donne, uomini e bambini hanno infatti caratteristiche e fabbisogni differenti tra di loro, il che incide
chiaramente sul dosaggio o sull’efficacia dei farmaci che alla luce dei progressi ‘di genere’ potranno tenere sempre più conto di tutte le variabili che compongono l’essere uomo e l’essere donna.
Concentrandosi sulla salute della donna, e parlando soprattutto di quella delle over 65, quali sono le principali patologie cui occorre prestare attenzione?
Prima di tutto va detto che le principali problematiche di salute riscontrabili nelle donne di una certa età sono legate ad eventi cardiovascolari che rappresentano la prima causa di mortalità nelle donne. È importante sottolinearlo perché ad incidere su questa triste statistica c’è soprattutto una sostanziale inconsapevolezza. Si ritiene, infatti, che questa sia una patologia maggiormente legata alla popolazione maschile e pertanto viene pericolosamente sottostimata quando si parla di donne. È invece vero il contrario: quando si manifesta il fisiologico calo degli ormoni le donne sono molto più esposte a problemi
di natura cardiovascolare ed il non esserne coscienti comporta un ritardo (a volte fatale) nel riconoscere, e conseguentemente comunicare al proprio medico, la sintomatologia.
Secondo campo da tenere in considerazione è quello oncologico, in particolare i tumori cosiddetti ‘big killer’, quindi alla mammella, all’ovaio, al collo dell’utero, al colon retto e al polmone. L’importanza della prevenzione, del sottoporsi ad operazioni di screening e della diagnosi precoce sono oggetto di campagne massive anche se non si fa mai abbastanza per sensibilizzare la popolazione femminile a
buone abitudini che possono, letteralmente, salvare la vita.
Altri nemici della salute della donna sono l’obesità e le patologie autoimmuni, come la sclerosi multipla che è un problema molto forte su cui è importante non far mai calare l’attenzione. Noi di ONDA abbiamo promosso un progetto dedicato a questa malattia ‘Io non sclero’ dedicato alle donne giovani colpite da questo dramma e che si ritrovano a doverne affrontare i durissimi contraccolpi psicologici.
Sempre parlando di ‘over 65, voi come ONDA avete promosso anche i Bollini rosa-argento. È importante considerare che le esigenze e le patologie cui sono esposte le donne cambiano con il passare del tempo?
Assolutamente sì, soprattutto se consideriamo che le donne (statisticamente) hanno un’aspettativa di vita di 5 anni superiore a quella degli uomini, il che le espone inevitabilmente a più patologie contestuali ed alla politerapia. I Bollini Rosa Argento premiano strutture che intervengono quando la famiglia non può più gestire a domicilio il parente anziano affidandolo a professionisti in grado di garantire la necessaria assistenza.
Abbiamo quindi inteso i Bollini RosaArgento come un’indicazione chiara contenente informazioni utili per le famiglie in cerca delle strutture più idonee a prendersi cura dei loro cari più anziani. Una guida che tenesse conto dei requisiti non tanto clinici, perché questi ci aspettiamo siano presenti nelle strutture convenzionate, quanto sul piano umano isolando le informazioni inerenti ai requisiti di
attenzione alla persona.
Assistiamo, fortunatamente, ad un moltiplicarsi delle campagne di sensibilizzazione dell’opinione pubblica alle tematiche della salute ed al concetto di prevenzione. In termini comunicativi a suo avviso si fa abbastanza?
ONDA esiste da 12 anni e quello che posso riscontrare è che oggi si parla senz’altro di più di salute e di prevenzione. Quello che bisognerebbe fare, come passo successivo, è il cercare di aumentare l’aderenza, ossia fare in modo che le donne non solo recepiscano il messaggio, ma che lo interiorizzino e che quindi conseguentemente pongano in atto comportamenti virtuosi. E questo sia dal
punto di vista della prevenzione, adottando stili di vita corretti, sia come diagnosi precoce aderendo a campagne di screening.
Per passare dal ‘dire al fare’ le chiederei se a suo avviso il nostro Sistema Sanitario Nazionale è adeguato a rispondere al bisogno di salute delle donne del nostro Paese.
Sicuramente gli ospedali e le strutture premiate dai Bollini si distinguono per una grande attenzione proponendo dei servizi adeguati e di qualità. C’è però, ed è innegabile, ancora una grande disparità tra le varie realtà italiane all’interno delle quali coesistono servizi non comparabili. Il divario tra Nord e Sud è ancora, in effetti, molto marcato.
Chiuderei parlando di ONDA. Quali i progetti in programma?
Nel 2018 abbiamo in programma il nostro congresso nazionale, il prossimo settembre, che come tema centrale avrà la donna e la coppia nella post-fertilità. Prima di questo, aderiremo alla Giornata nazionale della salute della donna, 22 aprile, organizzando una Open Week (16-22 aprile) con i nostri ospedali che apriranno le porte alla popolazione. Rinnoveremo poi i consueti Open Day dedicati
a specifiche patologie e ultimo, ma non in ordine di importanza, saremo protagonisti di un convegno organizzato alla Camera dei Deputati dove andremo a premiare i vincitori del concorso ‘Diamo Voce alle emozioni’ dedicato al lato umano delle esperienze in RSA.